Nell’ambito della manifestazione PISTOIA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2017, il Gruppo di Ricerca NUME presenta:

“SAN JACOPO A PISTOIA: IL PESO POLITICO DI UNA RELIQUIA”

a cura della dott.ssa Silvia Gualandi
(Università degli Studi di Firenze)

domenica 16 Luglio 2017
ore 18,00

presso le Sale Affrescate del Palazzo Comunale di Pistoia

La diffusione del culto di San Jacopo a Pistoia fu probabilmente una manovra politica, attuata dal vescovo Atto nel XII secolo e che ha assunto una valenza socio-politica fondamentale per le sorti della città e per l’espansione dell’Ordine Vallombrosano, di cui lo stesso vescovo faceva parte.

In molte città, nel XII secolo, si ebbe un intenso sviluppo del potere politico civile, il quale si discostava da quello ecclesiastico, che da sempre aveva avuto un ruolo centrale nell’amministrazione urbana. Atto, o  Attone, era una figura che abilmente, da semplice frate vallombrosano crebbe fino a divenire prima Abate Generale dell’ Ordine, e successivamente vescovo di Pistoia. Con l’ aiuto di papa Innocenzo II, stabilì rapporti diretti con il vescovo Gelmirez, di Santiago de Compostela, il quale donò, nel 1144, un frammento della reliquia del Santo apostolo Giacomo. Questo accadde in un contesto di forti tensioni tra le prime figure consolari cittadine, che cercavano di farsi spazio nell’amministrazione di Pistoia e delle fondamentali cariche ecclesiastiche. L’arrivo di un frammento della reliquia riuscì a ristabilire quel potere che la figura del vescovo aveva perduto, e a far crescere l’economia cittadina, grazie alla trasformazione della città in meta di pellegrinaggio. Ma non solo: il vescovo Attone, nel contempo, riuscì a far espandere il suo Ordine (essendo, quasi sicuramente, il fautore della fondazione di molti monasteri in Liguria, Piemonte e Lombardia) grazie alla sua capacità di tessere rapporti con vari esponenti ecclesiastici di spicco, primo fra tutti, il già citato Innocenzo II.

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